2. Circolazione ed esportazione

Le decisioni della Svezia relative al caso Pirate Bay, che hanno condannato due persone penalmente per violazione di diritti d’autore e civilmente al risarcimento dei danni, non violano l’art. 10 CEDU: perché il loro intervento sulla libertà di informazione era prescritto dalla legge, aveva come scopo la protezione dii diritti di terzi e la prevenzione di un illecito penale, ed era necessario in una società democratica (Corte diritti dell’uomo 19 febbraio 2013, caso n. 40397/12, Aida 2014, 1577/1)

Quando la tutela dei beni culturali non consente la riproduzione di oggetti dichiarati di interesse culturale senza autorizzazione dell’ente culturale che li ha in consegna (ex artt. 107-110 d.l.g.s. 42/2004) la riproduzione delle loro immagini è soggetta ad una duplice autorizzazione, del fotografo e dell’ente culturale (Trib. Milano, Sezione IP, ordinanza 18 aprile 2006, G.I. Tarantola, Marco Ravenna c. Federico Motta Editore, Aida 2006, Repertorio VIII.2).

E’ questione che dipende dal titolo d’acquisto stabilire se il “diritto al palco” sia una proprietà superficiale, una proprietà superficiale separata oppure un diritto di credito (nei confronti del proprietario del teatro) ad assistere ad una o più rappresentazioni da godere nel palco per un periodo di tempo determinato (Cass. Sez. II civile 4 febbraio 2004 n. 2100, Aida 2004, 958/1).

Il palco in teatro quale oggetto di un diritto reale è un bene non divisibile in base alla disciplina della comunione (Cass. Sez. II civile 4 febbraio 2004 n. 2100, Aida 2004, 958/2).

Il giudice ordinario ha la giurisdizione relativa all’accertamento della qualità di scopritore di un bene di interesse storico-archeologico (nella specie, la mummia di Similaun), ma non può accertare la riconducibilità di questo bene alla categoria dei beni di interesse storico, artistico e archeologico contemplati dalla l. 1089/1939 (Trib. Bolzano, 20 luglio 2001, Aida 2003, 899/1).

Le cose conosciute di interesse archeologico appartengono a titolo originario allo stato: mentre riguardo al sottosuolo archeologico incognito si può parlare di una sorte di dominio eminente dello stato (Cass. 2 ottobre 1995 n. 10355, Aida 1996, 372/1).

Di fronte ad una richiesta di autorizzazione all’esportazione verso paesi della CEE, l’amministrazione può alternativamente a) concedere la licenza, b) negare l’autorizzazione qualora l’esportazione danneggi il patrimonio storico e culturale della nazione, oppure c) formulare un’offerta di acquisto, che può essere accettata dando luogo a trasferimento convenzionale, ovvero non accettata con rinunzia all’esportazione (nel qual caso l’intero procedimento viene meno) o senza rinuncia (nel qual caso può instaurarsi un procedimento espropriativo, in cui il prezzo è stabilito obiettivamente, con determinate modalità) (Cons. Stato 23 settembre 1991 n. 7, Aida 1992, 25/2).

La facoltà di acquisto ex art. 39 legge 1089/1939 si concreta in una potestà autoritativa di natura ablatoria, al cui corretto esercizio il destinatario del relativo provvedimento vanta un interesse legittimo: onde il giudice amministrativo ha giurisdizione a conoscere dell’impugnazione del provvedimento ablatorio per vizi di legittimità del relativo procedimento (Cons. Stato 23 settembre 1991 n. 7, Aida 1992, 25/1).

La regola generale per il trasferimento della proprietà dei beni mobili posta dall’art. 1153 c.c. non si applica al patrimonio artistico degli enti ecclesiastici (Cass. 7 aprile 1992 n. 4260, Aida 1992, 23/1).

Il rilascio di licenze o nulla‑osta per l’esportazione, definitiva o temporanea, di oggetti appartenenti al patrimonio culturale di interesse locale rientra nelle competenze degli organi delle regioni e non invece in quelle degli organi del ministero per i beni culturali e ambientali con competenza in materia di esportazione di oggetti di antichità e d’arte (Corte cost. 12 giugno 1991 n. 278, Aida 1992, 9/1).